Lucia
Baldini vive a San Giovanni Valdarno, punto di partenza del suo
viaggio per la professione fotografica specializzata nell’ambito
della “scena”.
Fin dai
primi anni di lavoro, attraverso le sue assidue frequentazioni
nell’ambiente musicale, buona parte delle sue immagini sono
divenute un’importante testimonianza della scena underground
musicale degli anni Ottanta attraverso mostre, copertine di dischi e
collaborazioni con testate musicali.
Lavora
come fotografa di scena per varie compagnie e festival di teatro e
danza. Dal 1990 trova una forte affinità con musicisti e ballerini
argentini che propongono lavori legati alla cultura del tango
argentino.
Nel 1997
pubblica il libro fotografico “Giorni
di Tango”
che diviene il catalogo della mostra omonima.
Entra in
contatto con le più interessanti realtà legate al tango argentino
in Italia e nel 2001, in collaborazione con la giornalista Michela
Fregona, realizza il volume “Anime
Altrove - luoghi e genti del tango argentino in Italia”.
Nel 1996,
con lo spettacolo “Omaggio
a Nijinsky”,
diretto da Beppe Menegatti, inizia la collaborazione con Carla
Fracci, che
durerà altre 12 anni.
Nel 2003
pubblica per la Materiali Sonori il libro fotografico:“Banda
Improvvisa, cinquanta angeli musicanti sospesi su un cielo di note
“. Pubblica nel 2005 i libri: “Carla
Fracci – Immagini 1996 – 2005”,
una monografia fotografica che testimonia la lunga collaborazione con
la Fracci, e “Tangomalìa”
con la collaborazione di Michela Fregona, i due libri divengono anche
mostre itineranti.
Inizia
l’attività di fotografa di scena nell’ambito del cinema con il
regista Carlo
Mazzacurati
per il film “La
Giusta Distanza”
e per il nuovo film “la
Passione”.
.Nel 2007
le viene commissionato dalla casa editrice Sillabe, con la
collaborazione della Soprintendenza di Firenze, un primo libro sui
musei fiorentini “Capolavori
in bianco e nero”
e ne segue nel 2008 un altro “all’improvviso
i musei a Firenze”
.
Con la
pubblicazione “Dramma
sacro – omaggio al Mantegna”
apre un nuovo capitolo di ricerca e sperimentazione dedicato al nudo
maschile.
Nel 2010
esce per l’editore Postcart di Roma la pubblicazione del
libro”Buenos
Aires cafe”,
diario di viaggio costruito tra immagini e parole a quattro mani con
Michela Fregona. Buenos Aires cafè si è aggiudicato il premio
“Marco Bastianelli 2010” come miglior progetto editoriale
nell’ambito fotografico del 2010.
Per la
collana I Diavoletti della casa editrice Titivillus, pubblica i libri
“la Grande Foresta” (2012) e “testa di Rame” (2013).
Sempre
per la Postcart Edizioni è appena uscito il saggio fotografico “Luci
sulla Ribalta”,
un progetto editoriale che va ad indagare il mestiere del fotografo
di “scena” attraverso dialoghi con personaggi del settore:
attori, registi, coreografi, musicisti, organizzatori di eventi. Il
saggio si snoda tra testi e un ampio corpo fotografico che racconta
il lavoro di oltre 25 anni come fotografa di scena di Lucia Baldini.
Nel 2012
crea con l’attrice Anna Dimaggio il progetto sociale “Scarpe
senza Donne e i Custodi in Cammino”,
che attraverso azioni performative e drammaturgiche affronta la
tematica della violenza sulle donne.
Conduce
da alcuni anni laboratori e seminari sulla fotografia di spettacolo
in scuole di fotografia e corsi universitari.
Inizia
nel 1982 la sua carriera espositiva proponendo varie personali
dedicate alla ricerca, alla danza, al ritratto e alla musica Sue
opere fanno parte di collezioni private italiane ed estere.
www.luciabaldini.it
info@luciabaldini.it
Buenos Aires Café
Lucia Baldini e Michela Fregona
Ad ognuna di queste parole la città presta la propria faccia: interpreta la parte che le è stata assegnata e poi, ancora, cambia di nuovo.
Non è possibile essere lineari, quando si parla di questa città: due dimensioni non bastano, tre sono troppo poche. E allora serve chiedere aiuto a più linguaggi, mescolarli e dare vita a qualcosa di diverso: così fanno Lucia Baldini e Michela Fregona in questo nuovo libro, Buenos Aires Café.
Una decina di anni fa avevano indagato, insieme, la risonanza che aveva portato in Italia l’ultima ondata del tango argentino attraverso echi, imitazioni e mutazioni. Avevano dragato, prima in Anime Altrove (2001, Colombi ed.) e poi in Tangomalìa (2005, Postcart) le notti della Penisola in cui si infilava una nuova generazione di entusiasti tangueros.
Ora le due ribaltano la prospettiva: vanno di là del mare per costruire questo nuovo libro, che è, insieme diario di viaggio; guida sentimentale; romanzo fotografico.
Non si può semplificare una città che è, sin dalla sua nascita, il risultato della stratificazione e dell’imitazione. Per questo è necessario ricorrere a più forme dell’espressione, occorre ibridarsi.
E Lucia Baldini e Michela Fregona fanno esattamente questo: mescolano i linguaggi, raccontano attraverso le fotografie, fermano un’immagine nella parola.
La macchina fotografica di Lucia Baldini è più che mai precisa. Ascolta i particolari, fa parlare le ombre, rapisce il pensiero di un albero, di una piazza, di un salone da tango, di un selciato. É inquieta fino all’angoscia, e lucida fino all’impudicizia.
Dal canto suo Michela Fregona mette in fila i personaggi, i caratteri, le assenze: crea un singolare mosaico di voci, di suoni, di musiche. Così il diario del viaggio delle due diventa, in un tempo solo, il racconto dell’amicizia instaurata di strada in strada con la vita di Buenos Aires e il luogo dal quale scaturisce una inedita galleria di fantasmi.
Lucia Baldini e Michela Fregona fanno, insomma, l’esperimento di una differita sulla memoria della città; sul suo passato recente e lontano. Sulla mescolanza perenne e inestricabile di queste due dimensioni (la mitica e la quotidiana) che sono la sostanza di cui Buenos Aires, da sempre, si nutre.
E, in questo, sono i caffé il luogo d’elezione: quello dove la metropoli si fa piccola; dove l’enormità, l’assurdo, lo spaesamento cercano di sopravviversi attraverso il calore e l’intimità rassicurante del contatto umano.
Basta chiedere ai grandi, del passato ma non solo, e ognuno del proprio passaggio formativo a Buenos Aires citerà il proprio locale preferito: Pirandello aveva il nobile Tortoni; García Lorca la confiteria dell’Hotel Castelár; Roberto Arlt il Café Margot; Borges il giardino esterno de La Biéla.
Per ciascuno un locale, uno stile, una storia.
Lucia Baldini e Michela Fregona si muovono sull’inflessibile reticolato stradale della città come in una scacchiera della memoria. E più la costruzione geometrica delle avenidas appare rigida, più inaspettati sono gli incontri che ne scaturiscono.
Perchè Buenos Aires è, insieme, la città più a sud dell’occidente; e la città più occidentale del sud.
Ed è, fondamentalmente, una sola cosa: una lunga insonnia.
SITO UFFICIALE: http://www.luciabaldini.it/
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