Io,Umberto Napolitano: la mia storia
Prefazione
Per la prima volta decido di
raccontare qualcosa della mia vita artistica, non per motivi di
esaltazione personale … ma per rispondere in qualche modo a coloro che
si chiesero un giorno sul perché del mio ritiro e che ora si chiedono su
quello del mio rientro.
Sono nato nella caserma
del III Bersaglieri di Brescia il 25 maggio 1947 e vissuto i primi 18
anni della mia vita tra caserme e case militari sparse per il Nord
Italia. Il 26 giugno1965 a 18 anni, un mese ed un giorno, preso possesso
della patente alla scuola guida, decisi di lasciare Torino, i miei
genitori e l’ultimo anno di ragioneria, per intraprendere il viaggio
alla conquista della metropoli musicale italiana: Milano.
Avevo iniziato a calcare le scene fin da piccolo: alla Rai di Torino con Febo Conti ed Enza Sampò
nella trasmissione pomeridiana “ Il circolo dei castori “e come
chitarrista/cantante a 15 anni in un’orchestra da sala da ballo, tanto
per ricordare le situazioni più importanti.
Ma il sogno era Milano: 20.000 lire in tasca, una Fiat 500 acquistata con i risparmi e … via all’avventura!
Fui subito accolto dalle braccia paterne di FRANCO NEBBIA (
nella foto ), uno dei padri del cabaret milanese, confrontandomi con
artisti affermati sotto la sapiente regia di un giovane ed emergente
regista, quale Enrico Vaime.
Mi imposi come cantautore impegnato socialmente e fui subito notato da una casa discografica importantissima: la Jolly
records. Con questa etichetta incisi il mio primo singolo da adulto (
infatti da bambino, a15 anni, accompagnato dal mio papà maresciallo
dell’esercito, dietro indicazione di Adriano Celentano che aveva fatto il militare nella sua caserma, approdai alla Vedette records, incidendo un singolo prodotto da Gian Pieretti e dal titolo “ La croce di un uomo “ e “ Ti prego,torna “, nascosto dietro lo pseudonimo Umberto May. Esperienza nata e morta nel volgere di un’estate ).
Il primo singolo con la Jolly conteneva due brani: “ Guarda il mondo “ e “ La vita del bar “e mi presentai al grande pubblico con il nome d’arte Umberto.
Il 1966 fu un anno importantissimo. Il famoso produttore Nanni Ricordi decise di accogliermi nella sua scuderia e con la canzone “ Chitarre contro la guerra “, da me scritta, vinsi il premio della critica al Festival delle Rose di Roma, interpretandola insieme a Carmen Villani, e mi feci conoscere, oltre che in Italia, anche in gran parte dell’ Europa.
Cominciai, inoltre, a scrivere canzoni
per altri interpreti, ma col sorgere dei primi problemi
affiorarono anche i primi contrasti nella mia coscienza di artista
libero. Fui preso come bandiera dei cantautori di sinistra. Mio padre fu
accusato dai suoi superiori di avere un figlio comunista e minacciato
di trasferimenti vari se non fosse riuscito a farmi cambiare
atteggiamenti ed ideologie …
Erano altri tempi. In realtà mio padre si
guardò bene dall’intromettersi nella mia vita privata ed artistica. Era
un grande uomo, ancora adesso ben presente e vivo nella mia memoria e
nel mio cuore, benché io abbia già da tempo virato la boa dei 60 anni.
“ Ma io, mi sentivo davvero un
comunista o ero semplicemente un pacco sul quale avevano appiccicato
frettolosamente un’etichetta? “
Avevo i miei dubbi: credevo nei valori
della vita, nella fede in un Essere superiore che ci aveva creati tutti
uguali, ma liberi di crescere, di evolversi, di migliorare … o di
cadere. Odiavo la guerra, ma ero consapevole che una chitarra o una
manifestazione pacifista non avrebbero risolto molto senza un impegno
comune che avesse visto alleati uomini eterogenei, ma fratelli e uniti
nello scopo. La mia bandiera era esclusivamente rossa o aveva i colori
del buon senso e dell’amore?
Tutto il fermento che si muoveva nel
mondo giovanile e studentesco avrebbe portato a risultati positivi o a
semplici cambi di rotta per interessi superiori e difficilmente
individuabili? Avrei dormito sereno la notte, consapevole di avere
barattato i miei dubbi con patti politici che mi avrebbero aperto le
porte del successo e dei facili guadagni?
Non ero pronto e lo dissi al mio produttore che, naturalmente, mi abbandonò alle mie elucubrazioni:
prendere o lasciare!…
Molti lo fecero, presero … per pentirsi poi in tempi recenti, io no! Ero
un artista, un artista vero … libero, coerente e fuori mercato.
E così che scrissi “ Il cammino di ogni speranza “, canzone presentata al festival di Sanremo nell’edizione 1967, interpretata da Caterina Caselli e Sonny & Cher.
Canzone con la quale davo l’addio al sogno della speranza nei grandi
cambiamenti, speranza che si era manifestata per qualche momento per
poi dileguarsi quasi subito, inesorabilmente … come purtroppo accadde
qualche tempo dopo con la constatazione del fallimento di un’utopia: la
rivoluzione del 68!
Ormai in contrasto con Nanni Ricordi, che
ho rispettato e rispetto per l’onestà del suo credo politico,
partecipai alla manifestazione “ Un disco per l’estate “ nel 1967 con il brano “ Gioventù “, ottenendo un buon successo, ma la mia sorte era ormai segnata: niente compromessi … niente successi.
Seguirono un paio d’anni di tentativi
vari con etichette discografiche diverse, ma avendo abbandonato il
filone della canzone sociale, mi spensi lentamente insieme alla mia
creatività.
Seguirono alcuni anni, chiamiamoli, di “
riflessione “. Avevo guadagnato un po’ di soldi ed i diritti SIAE mi
permettevano di sopravvivere. Inoltre, cominciai a collaborare come
sceneggiatore di fumetti in voga a quei tempi, con discreti successi e
soddisfazioni finanziarie. Per un paio di stagioni feci pure
l’impresario, collaborando con uno dei “ grandi “ di allora “ Luigi Canzi “, occupandomi di “ ex colleghi “ di una certa caratura come Al Bano, Romina Power e Iva Zanicchi.
Nel frattempo mi ero fidanzato e sposato con la mia splendida Natalina, la quale ha condiviso con me, e continua tuttora a condividere, gioie ed apprensioni.
Spinto dai genitori e dai suoceri, con la nascita del mio primogenito Pierluca,
decisi di affrontare l’ultimo anno di ragioneria che avevo lasciato in
stand-by ed ottenni il diploma frequentando un corso normale in una
scuola pubblica di Milano, il Pietro Custodi.
Avevo 27 anni ed i miei compagni 18: una
differenza che non avvertimmo, legammo e … per incanto si risvegliò la
mia vena poetica e musicale.
Grazie al mio nuovo produttore, Silvio Crippa, fui ingaggiato dalla Warner Bros
italiana, con la quale inanellai una serie di hit dal 1976 al 1979 (
Ora il disco va, Oggi settembre 26, Con te ci sto, Come ti chiami, Hey
musino, Amiamoci, Bimba mia ), alcune delle quali interpretate da altri
artisti( Senza discutere/Nomadi, Meglio Libera/Loredana Bertè, etc. ),
fino a che non fondai una mia etichetta l’ “Amiamoci “, con la quale continuai con discreta fortuna fino al 1983.
Chiaramente le canzoni non erano
politicamente impegnate, ma avevano un linguaggio che penetrava
facilmente fra i giovani e poi … io mi divertivo a lanciare, ben
sapientemente celati, messaggi che sublimemente si intrufolavano
nell’anima. Come?… in modo semplice, attraverso la rappresentazione di
fatti della vita di tutti i giorni.
Rischiai anche di vincere un paio di Festival di San Remo con canzoni come “ Con te ci sto “ “ Bimba mia “,
ma i giochi erano troppo ” complicati “: fui confortato da ottime
vendite. Nel 1981, grazie all’abilità e determinazione del mio manager
ed impresario Dino Vitola, con il quale ho diviso le tappe più
importanti della mia carriera di quegli anni, ebbi anche la grande
soddisfazione di partecipare al Festival di Sanremo in tripla veste…
cantante, autore e discografico: la canzone era Mille volte ti amo e l’etichetta, naturalmente, la ” mitica ” Amiamoci.
Nel 1983, dopo un successo internazionale con la canzone “ Un estate d’amore “, scritta in Calabria in un villaggio turistico storico che ricordo con commozione,” Il lido degli Aranci
“, vedendo che la mia vita si era ridotta ad una continua corsa tra una
tournée e l’altra, e non riuscendo a trovare sbocchi “ intelligenti “
senza dovermi scontrare con i soliti compromessi ( insomma, stufo di
fare canzonette ed impossibilitato a scriverne più impegnate per i noti
motivi ), ed essendo nel frattempo nata la mia secondogenita “ Alessia
“, e … … decisi che molto presto avrei appeso l’ugola al chiodo per
dedicarmi ad attività alternative che avrei scoperto nel tempo.
Mi sono sottratto, quindi, alle sirene del revival anni ’60/’70
per un senso di rispetto per quanto di buono avevo creato nell’arco
della mia carriera … dentro di me speravo sempre di poter rientrare un
giorno con qualcosa di nuovo ed “ intelligente “: stavo per riuscirci
nel 1989 con uno degli album più belli e d’avanguardia della mia
carriera, sul tema dell’ecologia, dal titolo “ … al mio caro pianeta terra
“. Per uno di quei motivi strani, ma che nel mondo artistico si
ripetono abbastanza frequentemente, questo album fu completamente
ignorato … praticamente non uscì mai! Da qui la scelta definitiva.
Smesso di cantare, ho fatto altri
mestieri, spaziando dal marketing aziendale a consulenze varie. Mi sono
trasferito per qualche periodo negli Stati Uniti, collaborando come
corrispondente europeo per una società americana, e questo per una
decina d’anni; per un altro paio residente in Francia, sempre per motivi
di lavoro, ma la Francia è Europa … e la mia presenza in Italia, sempre
più frequente, favorì il rientro definitivo nei patri confini
all’inizio del 2010.
Ho scoperto recentemente l’importanza e
la forza della rete telematica: con alcuni amici ho creato
un’associazione per riunire altri amici che sentano come me l’importanza
di concetti e valori vicini alla famiglia, alla nostra identità
italiana e al nostro credo cristiano. Ho creato “ Famiglie d’Italia “ ed un blog, questo, ( www.famiglieditalia.it
) attraverso il quale vengono promossi comportamenti sani, ecologici ed
iniziative aggregative. Mi è ripresa la voglia di scrivere canzoni,
articoli, libri e, di conseguenza, … la spinta irrefrenabile di
ritornare a cantare per proporre le mie iniziative in piena libertà,
senza vincoli o catene di appartenenza a nessun partito politico. La mia
presa di posizione non è qualunquista, bensì rappresenta la
consapevolezza raggiunta con la maturità, e cioè, che ciò che contano
sono i fatti e non gli slogan:
le idee sono racchiuse e vissute
nell’animo di ognuno di noi … e nessuno può impedirci, crescendo, di
poterle liberamente cambiare, convinti di migliorarle.
” Volerò ” è il titolo
del brano col quale mi ripresento, un brano dedicato a valori che si
sono persi nel tempo, specialmente in tutti quei giovani “ di un’isola e di un giorno “ ( la famosa Isola di Wight
di una canzone ) che sognavano di cambiare il mondo e che ora questo
mondo guidano con molti scheletri nell’armadio, dimentichi di tante
buone intenzioni. “ Volerò “ è un invito a guardarsi dentro, a ritrovare
quelle speranze e quei valori capendo ” la differenza tra chi ama e … un’anima senza “.
” E non permettere più “, l’ultima mia proposta, inno della associazione Avisl
( Associazione vittime della strada e del lavoro ), brano che tratta
del disagio giovanile causato da tutti coloro che speculano sulle
debolezze ed insicurezze proprio dei giovani, chiudendo loro ogni porta
aperta alla “ speranza “ di un futuro dignitoso e costruttivo,
accompagnandoli all’autodistruzione.
Con questo mio racconto vi ho presentato
un cantante autore con lo spirito dell’ imprenditore, ma ancor di più
uno spirito libero, per il quale la vita non comincia ne a 40 ne a 60
anni, bensì in qualsiasi momento si decida se lucidità ed energia lo
consentono.
Bene, spero di non aver ecceduto nei personalismi e di non essere caduto nel patetico:
vi ho raccontato di ieri, di oggi e di domani … e di dopodomani?… ai posteri la risposta!
Questo è quanto vi dovevo, ciao.
Umberto Napolitano(da famiglie d'Italia)
Un Bacio Italiano, proposta per l'estate 2015.
http://video.lasiciliaweb.it/media/umberto-napolitano-3
Web: http://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Napolitano
Email: ubinap@alice.it