miércoles, 17 de agosto de 2011

Augusto Paolicchi - Cometarios sobre su Obra.




Una storia coraggiosa


Dal “Tirreno del 08/05/2001

Pisa. Per puro caso, ho letto, a distanza di anni, un libro di Augusto Paolicchi e mi è piaciuto. Il libro si intitola: “Sesso e politica a Portappiagge”. La vicenda è una storia che si svolge a Pisa, una storia di giovani, di giovani di oggi e di sempre, che si contendono le dolcezze e anche le asprezze del sesso. Non sapevo niente prima, né del libro, né del suo autore. Adesso so soltanto che è un pisano. Ma neanche ora ne so comunque qualcosa di più, perché il piccolo volume, edito da “La Valletta Editrice”, non contiene scheda alcuna e dunque nessuna informazione sull’autore e sul suo operato.
C’è soltanto il copyright che risale al 1997. Ma c’è una cosa che colpisce subito e stravolge: l’audacia e il coraggio. Oggi per altro ce n’è più che mai bisogno. L’appiattimento umano e il conformismo di consumo ci attorniano e ci annientano. Ho incominciato a leggere il libro e non sono stato più capace di lasciarlo finché non l’ho letto tutto. E’ vero, il libro ha già iniziato ad essere un po’ datato, perché il mondo oggi corre così veloce che non si fa più in tempo a stargli dietro. Tant’è che forse in queste ultimissime setti8mane – siamo ai primi di giugno del 2001 – nell’aria si ha sentore di un certo che di cambiamento. Stiamo a vedere.
Fatto sta che nel racconto contraddittorio e folgorante del Paolicchi non ci sono dubbi: l’erotismo prevale, non direi proprio pornografico, però spesso un po’ volgare. Il brutto tuttavia cammina insieme al bello: e il bello è – secondo me – il coraggio di dire le cose come stanno. L’uomo che è fatto così, e così pure la sua compagna; la donna, spogliata finalmente  di falsi pudori e ipocriti comportamenti. Ci sono ipotesi dell’autore che, a prima vista, possono apparire profetiche. Vedi a pagina 97 dove si racconta: “Si era tolta sia il reggiseno che il tanga; ma in futuro non ci sarà bisogno di andare alla ricerca di spiagge deserte per indossare il nudo, poiché esso sarà il costume da bagno del futuro.”
Probabilmente il nostro Paolicchi è un moralista senza saperlo. E ce lo confermano – a mio avviso – altre cose, altre situazioni. Il fatto che è spesso dire la verità, affondare cioè la lama fino al limite dell’impugnatura, nelle piaghe della immondezza umana, in questo caso nei riguardi di un bel libro o di una semplice lettura, mal dispone, offenda la suscettibilità di chi legge, provoca scandalo.
Scrive l’autore, quasi all’inizio del racconto a pagina 35: “Michele era bello. Essere belli è una garanzia come essere forti o ricchi e si può vivere di prepotenza. La consapevolezza della propria forza fisica, delle proprie ricchezze o della propria beltà ti rende strafottente e borioso, ti fa commettere le iniquità più insulse, e Michele commetteva tutte le iniquità che sono legate alla bellezza da cui deriva la felicità del sesso.”
A questo Punto, auguri sinceri per Augusto Paolicchi e il suo libro.
 

Umberto Grassi

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