lunes, 7 de noviembre de 2016

Film Un Santo senza parole (Angelo Maria Sferrazza, attore siciliano)







Attore di teatro, cinema e televisione, Angelo Sferrazza (in arte Angelo Maria Sferrazza) è nato a Canicattì, in provincia di Agrigento, il 22 giugno 1988. Si qualifica al corso per attori di prosa presso lo “Stabile Nisseno” a Caltanissetta, impara il metodo Stanislavskij-Strasberg e partecipa ad alcuni stage, tra cui quello intensivo di recitazione “La formula” diretto dall’attore italo-inglese Vincent Riotta. Ricordiamo, tra tutte le sue collaborazioni, i seguenti film: La scomparsa di Patò girato nel 2010 con la regia di Rocco Mortelliti; Pagate Fratelli girato nel 2012 con la regia di Salvatore Bonaffini; Presto farà giorno,  girato nel 2014 con la regia di Giuseppe Ferlito. Nel 2015 arriva il suo primo film da protagonista dal titolo Un Santo senza parole con la regia di Tony Gangitano, dove interpreta la vita di un Santo caro alla sua terra d’origine. L’esordio televisivo arriva con la miniserie tv Il commissario Rex su Rai Due, girata nel 2014 con la regia dei Manetti Bros.
Website dell’attore: http://www.angelomariasferrazza.com/

FILM 


Trailer del film:

Biografia del santo:
Sinos e Biografia
San Felice di Nicosia nacque a Nicosia, figlio del calzolaio Filippo Amoroso e di Arcangela La Nocera.
Il suo nome di battesimo era Filippo Giacomo. Fin da bambino fu molto devoto, il padre morì quando lui aveva tre anni, frequentò allora la bottega del calzolaio Giovanni Ciavarelli, soffrendo per il linguaggio scurrile che vi si usava.
Della sua infanzia si tramanda un episodio miracoloso, quando facendo passare il dito bagnato di saliva su un pezzo di cuoio tagliato male da un operaio che se ne disperava, ottenne che il cuoio ritornasse intatto.
Dopo la morte dei genitori, chiese inutilmente per ben sette anni di essere ammesso fra i frati cappuccini di Nicosia, ma veniva sempre rifiutato perché analfabeta. Infine, dal padre provinciale di Messina in visita a Nicosia, venne ammesso ad entrare nel convento dei cappuccini della vicina cittadina di Mistretta, dove venne consacrato con il nome di Felice.
Dopo un anno tornò a Nicosia, dove si dedicò alla questua assieme al fratello, visitava sia le case dei ricchi per invitarli a condividere i loro beni, sia quelle dei poveri per dare loro conforto materiale e spirituale. Era molto paziente anche quando veniva scacciato malamente. Definiva se stesso ‘u sceccareddu, l’asino che portava sulla soma tutto quanto aveva raccolto al convento. Il superiore spesso lo trattava duramente, lo scherniva dandogli nomignoli quali “gabbatore della gente” e “santo della Mecca”, fra Felice rispondeva umilmente dicendo: «sia per l’amor di Dio». Una volta gli ordinò di esibirsi nel refettorio del convento vestito da pagliaccio e gli fece distribuire ai frati un impasto di cenere e acqua come se fosse ricotta fresca, che miracolosamente diventò ottima ricotta.
Essendo analfabeta, apprendeva a memoria i testi biblici durante le funzioni religiose e assimilava tutte le letture edificanti lette in convento durante la mensa. Aveva una gran devozione per Gesù crocifisso. Tutti i venerdì digiunava a pane ed acqua e contemplava la passione e la morte di Gesù Cristo stando nel coro del convento, con le braccia aperte a forma di croce.
Si dedicò anche alla cura degli infermi, sia nel corpo che nello spirito, ottenendo spesso per essi guarigioni miracolose. Era particolarmente dedito alla preghiera ed alla penitenza.
Nel 1777 il vicino paese di Cerami venne colpito da una grave pestilenza, il superiore dei cappuccini del luogo chiese a Felice di andare ad assistere i malati, cosa che egli fece con grande abnegazione, nonostante fosse già avanzato in età. Obbediente fino alla fine, prima di morire chiese il permesso al superiore[1].
Morì il 31 maggio 1787.
« I poveri sono la persona di Gesù Cristo, e si devono rispettare. Riguardiamo nei poverelli e negli infermi lo stesso Dio, e soccorriamoli con tutto l’affetto del nostro cuore e secondo le proprie nostre forze. Consoliamo con dolci parole i poveri ammalati e prontamente rechiamo loro soccorso. Non cessiamo mai dal correggere i traviati con maniere prudenti e caritative. »
(San Felice da Nicosia[senza fonte])
Culto
Venne beatificato il 12 febbraio 1888 da papa Leone XIII e canonizzato 23 ottobre 2005 da papa Benedetto XVI; la sua memoria liturgica cade il 31 maggio.
Per il primo anniversario della sua canonizzazione (23 ottobre 2006) è stata realizzata in piazza Matteotti a Nicosia una puntata speciale del programma televisivo Insieme in onore del santo. La festa liturgica esterna si svolge l’ultima settimana di Agosto, oltre la tradizionale processione per le vie del centro storico della città di Nicosia, durante la settimana si svolgono numerosi eventi legati al Santo patrono: tornei sportivi, concerti, pellegrinaggio a cavallo, maestosi fuochi d’artificio.
Il 2 giugno 2015 in occasione dell’anniversario del 3º centenario dell’anno della nascita del Santo, viene organizzato dal Mo.Fra di Sicilia (Movimento Francescano) che ha coordinato l’incontro regionale delle fraternità dell’ O.F.S (Ordine Francescano Secolare), che ha avuto inizio con l’accoglienza da parte dei Giovani Frati, Suore Juniores e Gi. Fra ( gioventù francescana). La liturgia della ricorrenza in onore al san Felice ha inizio con la preghiera iniziale del Presidente di turno il Ministro Provinciale della Provincia dei frati Minori cappuccini di Siracusa, fra’ Gaetano La Speme. La giornate continua con la processione del simulacro di san Felice e sfilata degli stendardi dell’ O.F.S. in seguito preghiera iniziale con il dono della lampada votiva da parte dell sindaco di Nicosia, seguita da una relazione di fra’ Pietro Maranesi. Alle 17:30 solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons.Salvatore Muratore, vescovo della Diocesi di Nicosia, con animazione liturgica da parte del Coro interparrochiale di Nicosia. In fine saluti e ringraziamenti da parte del Ministro Provinciale di Messina fra’ Felice Cangelosi e rientro da parte dei pellegrini nelle proprie Fraternità. 




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